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MADRE TERESA
di Calcutta Fonte: Chiesa Viva, n. 440, Luglio-Agosto 2011 |
Noi sinceramente ci auguriamo e speriamo che Madre Teresa si sia salvata e che quindi sia beata come lo sono appunto tutti coloro che si salvano, ma è ovvio che c'è una bella differenza tra il semplice salvarsi e l'essere beato o santo da altare. Quello da altare deve aver vissuto la vita praticando in maniera eroica ed "esemplare" le virtù cristiane: nessun'ombra dovrà offuscare le sue virtù. Interessantissimi sono a tal proposito i due articoli dell'instancabile Sac. Don Luigi Villa: Non crediamo che Madre Teresa sia beata, e per tanti buoni motivi, fra i quali: Qui di seguito riproduciamo l'articolo su Madre Teresa. La Redazione Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi |
[...] Agnes Bojaxhiu nacque il 27 agosto 1919, a Skopje. [...] Dopo i 18 anni decise di farsi Suora. Calcutta era una città che aveva studi cinematografici, teatri, una Facoltà Universitaria, Riviste, come espressione della vitalità della sua gente, oltre la bellezza e varietà della sua architettura. Ma era anche città, però, con molta gente che viveva sui marciapiedi, simbolo della non poca indigenza. In un libro ben documentato e affidabile, tra le cui testimonianze si citano parecchie infermiere delle case della “Carità” di Madre Teresa, e dove si cita un celebre medico (direttore di una importante Rivista medica, “The Lancet”), si viene a sapere che in queste case della “Carità” mancavano anche le più elementari regole igieniche sanitarie, come, ad esempio, il tralasciare di disinfettare gli aghi, mancanza di analgesici e sedativi, e costanti superficialità delle diagnosi. Madre Teresa, cioè, non ci teneva a una seria pianificazione medica. C’è persino da domandarsi il perché i malati venivano tenuti in stanze senza riscaldamento, e perché venivano fatti riposare su panche di legno. Quando un ricco benefattore fece costruire una “Casa della Carità” con tutti i comfort, moquette e impianto di riscaldamento, letti e poltrone, Madre Teresa fece buttare via tutto! La volontà di Madre Teresa era di essere povere tra i poveri, anche quando Lei si faceva baciare i piedi dai moribondi! |
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In tutti i tempi, Madre Teresa chiedeva soldi anche ai peggiori dittatori, come, ad esempio, a Duvalier, il dittatore di Haiti, al quale chiedeva soldi -diceva- per sanare la povertà, pur sapendo che il delinquente dittatore generava egli stesso la povertà, affinché i poveri rimanessero sempre più poveri. |
Copertina del “Time” del 23 agosto 2007, in cui, nell'articolo |
Ma Vedremo ancora una Madre Teresa in compagnia di svariati altri imbroglioni, truffatori e sfruttatori. Una foto, ad esempio, ritrae Madre Teresa in mezzo a Hillary Rodham Clinton e Marion Barry, mentre apre un centro adozioni, con otto posti letto, nei sobborghi di Washington. Ebbene, Marion portò la capitale all’estrema povertà, e Rodham Clinton distrusse una coalizione per l’assistenza sanitaria nazionale. Eppure, Papa Giovanni Paolo II ha avuto come una passione per la causa di beatificazione di Madre Teresa. |
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Entrando nella sede della “Missionarie della Carità” in Bose Road, si ha una specie di shock. Se è Madre Teresa che fa da guida, si resta scioccati nel vedere come Lei accettasse di farsi baciare i piedi, calzati di sandali, in quella “Casa dei Moribondi”, illuminata da piccole finestre, poste molto in alto. Ma ella disse: «Lo scopo del mio operato è un’espressione religiosa, un’espressione del nostro amore per Cristo. I nostri cuori hanno bisogno di essere ricolmi di amore per Lui, e siccome dobbiamo esprimere quell’amore con l’azione, allora, naturalmente, i più poveri tra i poveri costituiscono il mezzo per esprimere il nostro amore per Dio». |
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Ma molti, invece, hanno creduto che l’operare di Madre Teresa sia stato, fondamentalmente, umanistico. Prediamo un esempio: la visita del dott. Robin Fox, a Madre Teresa, nel suo centro di Calcutta. La situazione descritta dal dott. Fox è quella di un ambulatorio improvvisato e povero, in una zona completamente disastrata, dalla quale, però, da oltre 40 anni, quella “Casa dei Moribondi” raccoglieva enormi quantità di denaro e di attrezzature. Ma Madre Teresa voleva che il suo ambulatorio rimanesse com’era, trascurando volutamente ogni assistenza medica e cura appropriata. La spiegazione era su un incredibile cartello, infisso sul muro della camera mortuaria: «OGGI, VADO IN PARADISO»! |
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Mary London, una infermiera volontaria di Calcutta, scrisse a lungo sulla vita delle Suore e di tante donne volontarie di quella “Casa dei moribondi”, portando autentiche testimonianze di tanti pazienti dalla testa pelata, affermando che non c’erano né sedie né barelle, come non c’era un giardino né un cortile. Proprio niente di niente. Eppure, sono due stanze che ospitano 50-60 uomini, tutti moribondi, e un’altra stanza, con 50-60 donne, anch’esse morenti. Ma tutti ricevevano ben poche cure, neppure di antidolorifici, oltre l’aspirina. Ben poche anche le fleboclisi. Gli aghi, usati e strausati, venivano sciacquati, di tanto in tanto, da una Suora al rubinetto dell’acqua fredda. Ora, bisogna sapere che le entrate complessive di Madre Teresa erano più che sufficienti per attrezzare svariati ambulatori di prim’ordine. Ma la decisione di non usare quei soldi per questo scopo, fu di Madre Teresa, che, invece, fece gestire quei centri improvvisati e inefficienti che avrebbero avuto sicure denuncie se fossero stati diretti da un gruppo di medici di professione. Da sapersi, però, che Madre Teresa, si faceva ricoverare in cliniche tra le più eleganti e costose, mentre Lei, invece, si prodigava in carezze spirituali con gli ammalati, anche gravissimi. Molti volontari e volontarie, che avevano lavorato in ospizi e ambulatori di Madre Teresa, hanno testimoniato quell’indegno comportamento verso gli ammalati. |
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In un suo manoscritto inedito, “In Mother’s House”, una donna, che per nove anni e mezzo aveva operato come Suora in Istituti di Madre Teresa, ma che poi lasciò, ha scritto: «A San Francisco fu messo a disposizione delle Suore un convento a tre piani, con molte stanze spaziose, lunghi corridoi, due scaloni e uno scantinato immenso (...); ma le Suore non esitarono a sbarazzarsi dei mobili indesiderati: tolsero le panche dalla Cappella e strapparono via tutta la mobilia delle stanze e dei corridoi. Buttarono i materassi dalle finestre e spogliarono l’edificio di tutti i divani, di tutte le sedie e di tutte le tende. Che avrà detto la gente che stava sul marciapiede a guardare sbalordita?.. Quel magnifico edificio fu, così, reso conforme allo stile di vita che doveva aiutare le Sorelle a diventare delle sante. Spaziosi soggiorni furono trasformati in dormitori, stipati di letti (...). Il riscaldamento rimase spento per tutto l’inverno nonostante la casa fosse umidissima. Nel periodo in cui vissi là, molte Sorelle contrassero la TBC». |
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Ecco anche un altro esempio della “mens” di Madre Teresa di Calcutta. |
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Impressionante, quindi, la testimonianza di Susan Shields, la quale si rese conto che, nell’Ordine di Madre Teresa, non esisteva una vita ascetica, ma un régime di austerità e di confusione. Shields era turbata nel constatare che erano i poveri a soffrirne, sapendo che un’immensa fortuna in denaro, donata da tante persone di diverso rango, giaceva infruttuosa in conti bancari, ma che raramente, però, le Suore avevano il permesso di spendere per i poveri che dovevano aiutare. |
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Quando, nel 1979, Madre Teresa ebbe il “Premio Nobel” per la pace, molti si chiesero che cosa avesse fatto per ottenerlo. Io credo sia stato quel suo crescendo di premi che si diffondeva per la sua frequente presenza in televisione. Il Governo Indiano assegnò il premio del “Loto Prodigioso”. Il Vaticano II, nel 1971, le conferì il “Premio Giovanni XXIII” per la pace. A Boston, in quello stesso anno, ricevette il premio “Il Buon Samaritano”. A Washington, il 6 ottobre, ebbe il premio “Joda F. Kennedy” e l’anno successivo, a Boston, il principe Filippo le consegnò il “Premio Templeton”. L’Organizzazione delle “Nazioni Unite” per l’Agricoltura e l’Alimentazione, fece coniare una medaglia speciale, su cui la “dea Cerere” porgeva una spiga di grano a Madre Teresa, con l’iscrizione: “Cibo per tutti. Anno Santo 1975”. Nel marzo 1979, il Presidente della Repubblica Italiana conferì a Madre Teresa il “Premio Internazionale Balzan” del valore di 250 milioni di lire. |
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Comunque, nessuno mai calcolò l’ammontare dei premi in danaro, assegnati da Governi e Organizzazioni semigovernative alle “Missionarie della Carità”, come pure nessuno ha mai chiesto che fine avessero fatto i fondi. Certo, si può dire che se quei soldi fossero stati utilizzati per dare, a Calcutta, un moderno policlinico, sarebbe stato certamente il migliore di tutto il Terzo Mondo. Ma questo, però non rientrava nella “mens” di Madre Teresa, che distribuiva i soldi per i poveri col contagocce mente largheggiava per l’attività religiosa del suo Ordine. |
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Ecco cosa scrisse il Vice Procuratore di Los Angeles, Paul Turley, a Madre Teresa: Cordiali saluti Ma Paul Turkey non ebbe mai alcuna risposta alla sua lettera né mai alcuno poté render conto del come finirono quei soldi di Madre Teresa. *** |
—————— (2) Motivazione dettata dalla venalità, e non dalla carità cristiana. |
A questo punto, dopo che molti sono stati chiamati a dare testimonianza per la causa di beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, mi permetto di fare anch’io un po’ di “avvocato del diavolo”, anche se quella figura giuridica è già stata accantonata. Ma forse arriverà anche il giorno in cui mi si darà ragione per aver fatto l’“advocatus diaboli”, anche se Giovanni Paolo II poté attivare la sua “catena di montaggio di santi” proprio per aver eliminato quell’unico funzionario -l’avvocato del diavolo- alla cui funzione tutti credevano. |
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Altro che miracoli! Oggi ai medici che devono decidere su questi casi, vien chiesto solo di certificare che quelle guarigioni furono organiche, immediate e irreversibili, perché questo facilita il poter dire che “non c’è alcuna spiegazione naturale”. Perciò, bisogna confutare i “miracoli” che fece ancora in vita, perché la voce “miracolo” prende subito vita ma poi, ben difficilmente si può smentirla! Don Luigi Villa |
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